Poesie di Enzo Tiezzi
Spugnole
Sapori nuovi da scoprire,
a sessant'anni passati
scopro queste spugnole
funghi dell'appennino modenese.
Un grissino e un biscotto della salute
mi fanno venire in mente
sapori antichi, il nonno Edoardo.
Franco mi dice che ci sono due tipi
di conoscenza:
Mozart, il grande, mediato dalla tua mente
e Verdi, che ti arriva direttamente al cuore,
attraverso un disco consunto
che la mamma ti suonava per farti addormentare.
Spugnole asprigne
biodiversità di sapori.
I funghi fanno sognare a colori.
Il re è il prugnolo della Maremma,
Giovanni lo barattava, uno,
con sette porcini, laggiù,
lungo il fiume bianco
tra Amiata e Argentario.
Quel vedere e quell'intravedere
Quel vedere e quel intravedere
la primavera dalle persiane
socchiuse, che fuori racchiudono
tesori di canti d'uccelli
e di foglie verdi e di madre natura
Le conchiglie di vetro soffiato
Sono arrivate col maestrale di ottobre
le conchiglie viola nella spiaggia di Piscinas
in genere così parca di conchiglie.
Hanno la trasparenza del vetro soffiato
e l'opalescenza dei vetri di Boemia.
Hanno fatto un lungo viaggio
dalle rive atlantiche del Marocco,
come spigole di passo
O le ha portate
mani di donna?
Tangeri
Tangeri, nei miei ricordi di bambino:
il racconto di babbo di una crociera
d'altri tempi. L'elefante di ebano
nero, con zanne d'avorio:
Tangeri, porto franco, negli anni venti.
Tangeri, nei ricordi di liceale:
il film con Bogart, confusione
con Casablanca: Ad ogni buon conto
Africa mediterranea e Annibale
Con gli elefanti veri che passano le Alpi.
Tangeri oggi: luci sfavillanti
Dirimpettaie a Trafalgar e a Tarifa.
Ricordo da non toccare: Restare,
sognare dalla costa spagnola.
Convolvoli lussuriosi
Con una certa timidezza
la calendula si apre al sole
piano, piano per primavera.
Il convolvolo, invece, è donna
lussuriosa di sole e s'apre
d'estate offrendo tutto all'aria.
Sui clivi di Lampedusa
cresce il limnium odoroso
fratello selvatico del timo di casa nostra.
Passano lente le stagioni,
o, almeno, cos' le sognamo,
ma il tempo le beve rapidamente.
Riusciremo mai a fermare
l'attimo bello d'indaco
o l'odore inebriante di cedrina?
Avevo paura
Avevo paura del mare e non sono andato
alla festa dell'isola di Mezza Luna,
sono rimasto sul molo di legno e ho guardato
la barca verde del creolo garifuna.
Vola alta tra le nuvole la fregata,
un pellicano solitario pesca tra molo e molo.
Alle cinque di sera ancora non sei tornata
Ed io ho paura ad essere rimasto solo.
Sta scendendo il buio e la barca non riappare,
le fregate sono andate a dormire nella baia,
ora son solo a terra e avevo paura del mare,
mi fa compagnia un piccolo cane che abbaia.
È tornata la barca dalla barriera corallina,
ed anche lei è tornata dalla festa,
ora non ho più paura del mare, sei vicina,
ma, un'altra volta, non andare, resta.
Le poesie sono tratte dal
volume "Di terra, di aria, di mare" di Enzo Tiezzi, edito nel
giugno 2006 da "Marcos y Marcos"

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